Parto da una Milano fredda e piovosa e dopo 8 ore di volo atterro finalmente a Zanzibar. Mi accolgono un caldo umido e una coda lunghissima per il controllo passaporti in una sala che tutto sembra tranne che quella di un aereoporto. Il tragitto verso il villaggio mi colpisce molto: le case sono costruite con fango e paglia e quelle più “lussuose” sono fatiscenti. Tantissime persone camminano al bordo di quella che sembra una strada dritta e infinita e i bambini ci salutano sorridenti. E’ il mio primo viaggio in Africa, anzi in realtà il mio primo viaggio fuori dall’Europa e per questo ho deciso di prenotare un pacchetto turistico con un’agenzia online.

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Il villaggio è il “Palumbo Resort“di Uroa, una struttura modesta e informale, ma curata e pulita direttamente sulla spiaggia soggetta al fenomeno delle maree che danno molto fascino alla zona: l’acqua infatti si ritira per decine e decine di metri e la spiaggia sembra non finire più.

Vengo subito fermata dai Beach Boys, i ragazzi del posto che mi portano nei loro negozietti  di fianco al villaggio dove vendono oggetti di artigianato, quadri, bracciali e infradito.

Parlano tutti insieme in un italiano quasi perfetto rubandosi la scena a vicenda ma io, ancora stordita dalla notte in volo  insonne, saluto tutti promettendo di tornare l’indomani.

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Il venerdì mi sveglio di buon’ora e vado subito a salutare i miei nuovi amici BB che… si sono moltiplicati!

 Sulla spiaggia assisto a scene di vita quotidiana: le donne raccolgono le alghe, i bimbi giocano, i Masai fanno la guardia al villaggio, i ragazzi del posto  che cercano le “mozzarelle” appena arrivate per fare affari.

Nel pomeriggio faccio la mia prima escursione con Leonardo Da Vinci e Gianduiotto, due BB simpaticissimi e superorganizzati che ci portano fino alla spiaggia di Nungwi dove pare ci sia un tramonto mozzafiato ma che non riusciamo a vedere perché proprio all’imbrunire il cielo si annuvola.

Poco importa, con gli altri ragazzi del villaggio gustiamo della frutta tropicale eccezionale.

La sera conosciamo i Masai del villaggio con i quali passerò ogni minuto libero della vacanza: sono persone straordinarie, curiose e molto divertenti, parlano italiano e fanno molte domande sugli argomenti più svariati.

Il sabato sveglia presto perché ci aspetta una gita in barca fino all'”isola che non c’è”, un lembo di sabbia che emerge solo con la bassa marea ed lambito da acque dai colori incredibili.

Al nostro arrivo non c’è ancora nessuno e sembra davvero di essere soli in mezzo all’oceano;mentre i BB piantano la nostra tenda e preparano la colazione a base di frutta noi del gruppo prendiamo la barca e ci dirigiamo alla Laguna Blu circondata da mangrovie. Facciamo di nuovo un salto all’isola deserta per gustare dell’ottima frutta tropicale e per fare un po’ di snorkeling e poi via verso l’Isola di Kwale dominata da un baobab gigante, dove le nostre guide ci hanno preparato un pranzetto succulento a base di aragoste e cicale di mare…

 Facciamo ritorno con la vela issata favoriti da un caldo vento africano e quando i ragazzi intonano la famosa canzone Jambo- il loro benvenuto ai turisti- tutto il gruppo si fa prendere dal ritmo e iniziamo a ballare in piedi, noncuranti dell’instabilità del mezzo!

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Passiamo la domenica a crogiolarci al sole e a chiacchierare con i nostri nuovi amici zanzibarini che ci invitano nei loro negozi a dare un’occhiata.

Trascorriamo la serata al Kambacocho, un locale carinissimo sulla spiaggia dove balliamo con i nostri amici Masai musica dance anni ’70.

Lunedì lasciamo prestissimo il villaggio per una nuova escursione chiamata Blue Safari. Dopo circa un’ora di tragitto arriviamo ad una spiaggia dove saliamo su una piccola barca in legno e prendiamo il largo. Non passa molto tempo che avvistiamo una, due,tre pinne saltellanti di allegri delfini e subito ci tuffiamo in acqua per cercare di nuotare con loro, ma sembra che si divertano a fuggire da noi e stare al loro “passo” è davvero difficile fino al punto che cedo e mi ritrovo a galleggiare da sola in mezzo all’oceano Indiano con la barca a centinaia di metri di distanza! Con la fotocamera subacquea riesco comunque a immortalare una famiglia di delfini che protegge un cucciolo, sono stremata ma felicissima.

Nel pomeriggio visitiamo la foresta di Kiminkazi presidiata dalle scimmie: facciamo tante foto, le scimmiette sono tranquille e ci guardano con occhi curiosi ma attenzione agli oggetti personali perché si dilettano con piccoli furti!

La sera non possiamo perderci un’altra divertente festa in spiaggia a base di musica, cocktail e piedi nella sabbia.

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Il giorno seguente la nostra ormai fidata guida Leonardo ci accompagna a Stone Town, capitale dell’Isola influenzata artisticamente da molteplici culture, quali moresca, persiana, indiana, europea, araba. La città dà un senso di decadenza dovuto alla friabilità della pietra locale con cui sono costruiti gli edifici tuttavia la sua origine multietnica la rende interessante e particolare. Gli antichi palazzi hanno delle grandi terrazze sul mare dalle quali si gode di un tramonto incantevole in un’atmosfera tipicamente coloniale.

Per l’escursione del giorno dopo scelgo la visita alla piantagione di spezie che trovo davvero interessante: l’addetto ai tour ci accompagna in un percorso di circa due ore che si snoda tra alberi del pepe, piante di cannella, zafferano, curcuma, vaniglia e moltissime altre dandoci informazioni utili sul loro utilizzo.

 Decido di passare l’ultimo giorno in spiaggia con i BB e i Masai che mi accompagnano a visitare la vicina scuola di Uroa, dove dolcissimi bambini in divisa si divertono a farmi un sacco di domande. Distribuisco al preside il materiale scolastico che avevo portato dall’Italia e mi trattengo a chiaccherare con lui.

Nel pomeriggio mi affido alle mani esperte di cinque Mamas zanzibarine che in ben 5 ore mi regalano una testa tutta nuova fatta di lunghissime treccine (mentre una scimmietta mi schiaffeggia…)

Finisco di fare acquisti per parenti e amici nei loro negozietti e saluto i ragazzi e i Masai con la promessa di tornare molto presto a trovarli. Sulla strada verso l’aereoporto decine di bambini e adulti ci sorridono e ci salutano. Asante sana Zanzibar (che in swahili significa “grazie”), per i tuoi paesaggi, la gente meravigliosa e le stupende emozioni che ci hai regalato.

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