Nella mia lista dei desideri ho sempre avuto tante attività differenti e insolite ma non avevo mai pensato di visitare un rifugio antiaereo. Le testimonianze architettoniche della Seconda Guerra Mondiale tuttavia mi hanno sempre affascinato. Si tratta di avvenimenti ancora vicini a noi che i miei nonni ricordavano fin troppo bene.
Dalle spiagge dello sbarco in Normandia, alle trincee della Linea Cadorna al campo di concentramento di Auschwitz sono tanti i viaggi che ho organizzato proprio per toccare con mano uno dei periodi più tristi e bui del secolo scorso.
Non avevo mai preso in considerazione però l’idea di visitare un rifugio antiaereo e l’occasione mi è stata data grazie alla visita guidata organizzata dal Gruppo Speleologico Prealpino. Le guide volontarie hanno condotto centinaia di visitatori divisi in gruppi lungo i due rifugi antiaerei della città di Varese, risalenti agli anni 1943-’44.

Perché visitare un rifugio antiaereo
Visitare un rifugio antiaereo è un’esperienza molto interessante dal punto di vista storico e architettonico. Come altre attività connesse alla Seconda Guerra Mondiale non è di certo considerata un’esperienza divertente anche se la presenza dei tanti bambini alla visita guidata ha contribuito a stemperare l’atmosfera e ha regalato momenti di leggerezza. La visita a un rifugio antiaereo è comunque molto toccante ed è un’esperienza che va svolta con rispetto.
Ma perché visitare un rifugio antiaereo? Innanzitutto per conoscere la storia e vedere con i nostri occhi ciò che è successo. Solo in questo modo potremo diventare testimoni di un pezzo di storia che viene piano piano dimenticato ed evitare che si ripeta. In secondo luogo per immedesimarci e provare sulla nostra pelle – anche se in maniera nettamente inferiore – le sensazioni di paura, claustrofobia e incertezza di centinaia di persone che si rifugiarono nel tunnel sotterraneo per sfuggire ai bombardamenti aerei.

La visita al rifugio antiaereo
Dal 2011 grazie alla collaborazione tra l’Amministrazione Comunale di Varese e il Gruppo Speleologico Prealpino, i due rifugi sotterranei vengono aperti al pubblico una o due volte all’anno. Il primo tour ha inizio nei pressi di Villa Mirabello, vicino ai Giardini Estensi mentre il secondo parte da viale dei Mille e prosegue sotto la collina di Biumo Inferiore. La guida ci ha condotto lungo un percorso sotterraneo parzialmente illuminato illustrandoci storia e aneddoti del rifugio. La visita è con offerta libera e adatta a tutti ma sconsigliata a chi soffre di claustrofobia.

Il rifugio antiaereo di Varese
Il rifugio antiaereo di via Lonati (che percorre nel sottosuolo la collina dei Giardini Estensi) faceva parte di un sistema di rifugi più articolato realizzato nel 1944. Questi tunnel furono progettati in pochissimo tempo per offrire protezione ai cittadini che scappavano dai bombardamenti. La città di Varese infatti era nel mirino degli attacchi aerei degli alleati che miravano ad indebolire l’apparato bellico italiano colpendo l’azienda AerMacchi, produttrice di aerei da guerra.
La città fu vittima di due bombardamenti. Il primo – ad opera degli inglesi la notte del 1° aprile 1944 – provocò la morte di 17 persone e lasciò 300 persone senza casa, le quali si rifugiarono nel tunnel sotterraneo. Il secondo bombardamento avvenne per mano degli americani il 30 aprile 1944 poco dopo mezzogiorno e colpì sia la fabbrica di aerei che l’hotel Kursaal, adibito ad ospedale militare. Al suono delle sirene molti si riversarono nel parco per scappare e purtroppo persero la vita.
Uno tra i primi rifugi ad essere costruiti fu proprio quello dei Giardini Estensi, ubicato sotto la ghiacciaia di Villa Mirabello e protetto da una collina di terra di 14 metri. Il tunnel è lungo 140 metri, alto due metri e largo tre metri. Costruito in cemento armato aveva i muri paraschegge e le porte ermetiche che dovevano proteggere dalle onde d’urto. All’interno sono ancora visibili i ganci delle panchine posizione ai lati del tunnel, le nicchie dove erano posizioni i wc, il punto infermieristico e il gruppo elettrogeno di emergenza. Sono ancora presenti la scala a chiocciola, unica via di emergenza e la sirena usata per allertare la popolazione.

Il rifugio antiaereo poteva ospitare fino a 600 persone ma furono molte di più a cercare riparo durante i bombardamenti; il sovraffollamento, la calca, la paura generarono attimi di tensione crescente che i superstiti ricordano molto bene. Infatti, durante la prima apertura al pubblico avvenuta il 25 aprile 2011, alcuni anziani che vissero l’esperienza in prima persona raccontarono la drammaticità di quei momenti.
Per conoscere le date delle prossime visite al rifugio antiaereo contattare il Gruppo Speleologico Prealpino.
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Deve essere stata un esperienza incredibile. Io i rifugi li ho sempre visti in televisione. Sarebbe bello poterlo vedere dal vivo, perchè raccontano un periodo molto sofferto
Una visita davvero interessante, la storia ci deve insegnare molto e luoghi come questo con il loro carico di memoria e di dolore sono testimoni importantissimi
Esatto soprattutto perché la storia si ripete e siamo noi che dobbiamo fare in modo che certe cose non accadano più
A guardare queste foto mi sale lo stesso panico che potevano provare le persone costrette a rifugiarsi in questi cunicoli. Chissà che angoscia, che panico…altro che mantenere la calma! Ci credo che Si siano verificati episodi di violenza. Il cervello sotto stress non è controllabile.
Già la guerra era spaventosa di suo…non immagino chi aveva con sé bimbi piccoli, anziani, disabili. E purtroppo nel mondo accade ancora troppo spesso
Io sono una vera appassionata dei Sotterranei delle città e come te ho avuto la possibilità di visitare diversi rifugi antiaerei, come Bologna o Napoli . Alcuni sono restaurati così bene da rendere davvero l’idea di come doveva essere la vita lì sotto.
Non sapevo ce ne fossero a Napoli, me lo segno perché è da un po’ che voglio tornarci e portare mio marito
Ammetto di avere un po’ paura degli spazi chiusi, ma allo stesso tempo mi piace tantissimo visitare questo generi di posti! Mi affascinerebbe visitare un rifugio antiaereo, perché è impregnato dalla storia e da sentimenti di persone che hanno dovuto usarlo in passato. Bello davvero.
Si in effetti non è l’ideale per chi soffre di claustrofobia ma le trincee sono nettamente peggio
Concordo che visitare un rifugio antiaereo sia molto toccante a livello emotivo. Io ho visitato quello di Cardiff dove trasmettono anche i suoni degli annunci della guerra, la sirena che precedeva le bombe e i vari suoni che emettevano le persone dentro il rifugio stesso e devo dire che vengono i brividi a pensare come stavano ammassati lì sotto per sfuggire all’orrore fuori.
I miei nonni hanno vissuto la guerra e mi raccontavano di bombardamento, carri armati, razzie dei tedeschi… Un incubo
Ho visitato tempo fa un rifugio antiaereo in Slovenia e devo dire che è stata un’esperienza abbastanza forte. Non potevo fare a meno di immaginare come si sentissero le persone che si rifugiavano lì. Poi a sorpresa la guida ha anche azionato un effetto speciale che simulava un’esplosione – ne siamo rimasti tutti scioccati!
Quando hanno fatto partire la sirena mi è venuta la pelle d’oca
Ho visitato spesso rifugi di questo tipo, uno dei più suggestivi è sicuramente quello di Marino, presso i Castelli Romani. Non sono ancora mai stata in Normandia ma è un sogno che voglio realizzare!
Non sapevo ne esistesse uno in quella zona . Tra l’altro è molto tempo che voglio visitare i castelli romani, me lo segno
Un viaggio nella storia che lascia emozioni decisamente particolari. Non mi è mai capitato visitare un rifugio antiaereo nonostante il mio ragazzo sia appassionato di tutto ciò che riguarda la Seconda Guerra Mondiale. Potrebbe essere una buona idea visitarlo, anche per conoscere ed approfondire uno dei momenti più tragici della storia.
Si le visite o i viaggi inerenti alla guerra lasciano sempre un’emozione molto forte
Anche io come te sono appassionata di storia recente e contemporanea e ho visitato alcuni rifugi antiaereii, la trovo un’esperienza istruttiva che ti fa riflettere su come era vivere durante la guerra. Ho ancora una nonna in vita e le chiedo spesso di raccontarmi di quel periodo perchè mi sembra giusto non perdere la memoria di quello che è successo e diffonderla alle nuove generazioni. Speriamo di non dover mai scoprire come si vive sotto una guerra!
Io ho perso i nonni pochi anni fa ma anche loro mi hanno sempre raccontato quanto vissuto e i loro ricordi erano vivissimi come se fosse successo ieri
Ho avuto modo di visitare il rifugio antiaereo della mia città, dove purtroppo ci sono stati diversi morti essendo stato colpito da una bomba nel 43′. È uno dei luoghi più toccanti e dolorosi di Ancona. Non so proprio immaginarmi con che stato d’animo le persone si recassero al suo interno con gli scoppi delle bombe e le sirene che suonavano attorno.
Nella mia zona (al confine con la Svizzera) abbiamo ancora molte testimonianze della Guerra (trincee, fortini) e ogni volta non riesco a visitarli con leggerezza
Un articolo originale che parla di un argomento che non avevo mai letto prima , bella esperienza che hai trasmesso a tutti noi