Fino a qualche anno fa si poteva attraversare il confine dalla cittadina thailandese di Chiang Kong fino a Huay Xay in barca, ora invece un modernissimo ponte permette il transito di pedoni e veicoli da una sponda all’altra del Mekong. Tuttavia attraversare un confine a piedi é sempre emozionante: zaino in spalla, passaporto alla mano e salutare un nuovo Paese. In realtà sbrigate le formalità di ingresso e pagato il visto di $ 40 (si paga solo in dollari e se non li avete ve li cambiano) un bus vi porta in 5 minuti alla frontiera dove – se non incontrate un gruppo di 60 francesi in coda per l’ingresso al Paese – in poco tempo mettete piede in territorio laotiano. Da qui un tuk tuk vi porta alla cittadina di Huay Xay dove prendere la slow boat che in due giorni giunge a Luang Prabang.

Huay Xay è anche sede della Gibbon Experience, una delle avventure piu’ wild che potete fare nel Laos: in pratica si attraversa la giungla a bordo di zip line e si passa la notte in capanne sugli alberi. Nonostante il prezzo piuttosto elevato ( 2 giorni $190, 3 giorni $ 310) bisogna prenotare con largo anticipo perché l’esperienza è molto richiesta.

Le imbarcazioni pubbliche per Luang Prabang partono solo la mattina per arrivare in tempo alla tappa intermedia di Pak Beng dove passare la notte, ma esistono svariate agenzie che propongono lo stesso itinerario su barche piu’ moderne e confortevoli ad un prezzo piu’ alto ( tra queste Shompoo Cruise, Luang Say Cruise o Banana Boat Laos) . Sebbene raggiungere Luang Prabang via fiume fosse il mio sogno da quando ho iniziato a programmare il viaggio in Laos, non volevo precludermi le zone piu’ settentrionali del Paese alla scoperta di foreste lussureggianti e antiche tribu’ di montagna. Per questo motivo ci siamo affidati a un’agenzia locale anche perché avendo poco tempo a disposizione e sapendo che i trasporti pubblici laotiani non sono esattamente dei frecciarossa volevamo approfittare di ogni singolo momento senza l’ansia di non arrivare in tempo alla tappa successiva. All’arrivo pero’ non abbiamo trovato il driver ad aspettarci e grazie all’aiuto di un gentilissimo ragazzo che lavora all’ufficio informazioni della dogana siamo riusciti a capire che la nostra guida si era fatta male sulle montagne e che una nuova guida era in viaggio da Luang Prabang verso la nostra destinazione successiva, Luang Namtha, a 4 ore di viaggio dal confine. Il driver in sostituzione è un simpatico vecchietto sorridente che non parla neanche mezza parola di inglese ma cosi premuroso da offrirci continuamente acqua e salviette rinfrescanti.

Il tragitto verso Luang Namtha a mio avviso merita da solo il viaggio: una strada piena di curve si inerpica su una montagna che sembra non finire mai , completamente immersa in una fitta foresta lussureggiante e fiancheggiata da torrenti e fiumiciattoli cosi marroni come solo i fiumi asiatici sanno essere. Per quasi due ore non incontriamo anima viva e ci lasciamo cullare da questo spettacolo della natura, accompagnati da grossi nuvoloni che coprono le cime delle montagne. Di tanto in tanto superiamo carretti e camion giganteschi che poi immancabilmente si bloccano in mezzo alla strada a causa della pendenza (e per segnalare il veicolo fermo sistemano un mucchio di erba, la versione “green” del triangolo!), procediamo a passo d’uomo nei tratti di strada parzialmente interrotta dalle frane causate dalle ultime piogge torrenziali e slittiamo con nonchalance sullo sterrato fangoso.

Incrociamo piccoli villaggi di palafitte, diamo la precedenza a oche e cani randagi che attraversano la strada e salutiamo i tanti, tantissimi bambini che giocano scalzi a bordo strada. Nessun cenno di modernità, solo gli occhi sorridenti dei bambini che si rincorrono. Il Laos mi é già entrato nel cuore.

Il nostro driver di tanto in tanto si gira e ci fa un sorrisone, mi dispiace non poter comunicare con lui e decido di cimentarmi con qualche parola laotiana, peccato che nel farlo il driver quasi fa un incidente, inchioda spaventato e prende il cellulare per farmi parlare con qualcuno in inglese …. tranquillo – gli faccio cenno – volevo solo dirti “ciao come stai?”. In realtà la lingua laotiana è caratterizzata da 6 toni diversi, per cui una parola puo’ avere significati diversi a seconda di come viene detta, ad esempio tigre e camicia…. chissà cosa gli avrò detto!

Per pranzo ci fermiamo in uno dei loro autogrill: aperto su tre lati, tetto probabilmente in amianto, tavoloni di plastica e galline che scorazzano liberamente. La ragazza che lo gestisce ci porta sorridente un piatto di riso con pollo e ci porge delle salse dalla dubbia provenienza; finito di mangiare vado in bagno, ringrazio di indossare le salomon e faccio finta di non vedere enormi scarafaggi beffarsi di me (oh quando scappa scappa). Nel tornare al tavolo noto un freezer con dei polli morti nero- verdognoli (ecco cos’era il sapore amaro del riso…) , inciampo in una gallina e sorrido alla bimba che è venuta a curiosare i due strani turisti occidentali.

Il viaggio riprende e questa volta la strada è piu’ trafficata: incrociamo tanti autobus di turisti cinesi, camion cinesi, cartelli cinesi. Come ci spiegherà la guida nei giorni successivi il Laos sta svendendo le terre e i cinesi ne hanno approfittato per costruire dighe, edifici, infrastrutture che deturpano il paesaggio e costringono le popolazioni a emigrare per cercare un posto sicuro dove stare (spesso i loro villaggi vengono rasi al suolo e le tribu’ vengono cacciate dal loro luogo di origine). E’ una parte molto triste della storia attuale e i laotiani non amano parlarne, ma i loro occhi – sempre cosi vivaci e positivi – si incupiscono quando si tocca l’argomento.

Siamo probabilmente nell’ora di punta su questa strada di montagna e il nostro driver deve procedere a zig zag per evitare i maiali che ci si piazzano davanti e i motorini che trasportano di tutto. Sul bordo ci sono donne accucciate e in abiti tradizionali che vendono legna, manufatti e frutta fresca.

La strada smette di essere in salita e finalmente vediamo sprazzi di cielo sereno: siamo arrivati a Luang Namtha, punto di partenza per numerose escursioni nella vasta Area Nazionale Protetta di Nam Ha ma anche sede di un vivace mercato notturno.

Il nostro lodge si trova a circa 3 km, raggiungibile tramite una strada sterrata. Il nostro super driver che ha guidato per 4 ore senza mai smettere di sorridere ci saluta con un inchino. Siamo al Boat Landing Guest House, situato lungo il fiume e famoso per essere uno dei primi ecolodge del Paese. I bungalow sono fatti interamente interamente in legno e hanno delle terrazze da cui godere di un bellissimo tramonto sul fiume Nam Tha.

Scaricati gli zaini, incontriamo Souksavanh Vilyphone, la nostra guida, che per fortuna ha un soprannome e si fa chiamare Eye. E cosi, mentre il sole si nasconde nel fiume e infuoca il cielo, davanti a una Beer Lao ghiacciata inizia la nostra incredibile, emozionante avventura in Laos.

COME ARRIVARE:

In autobus: a Luang Namtha ci sono due stazioni di autobus, una in centro città e una per le lunghe percorrenze a 10 km. Da Huay Xai ci vogliono circa 4 ore (costo 60.000 kip), da Luang Prabang 8 ore ( 100.000 kip).

In aereo: nel piccolo aereoporto volano le compagnia Lao airline e Lao Skyway che effettuano tratte nazionali a prezzi abbastanza bassi.

VALUTA: se arrivate dalla Thailandia potete cambiare i Bath in Kip alla frontiera. L’ufficio é di fianco agli sportelli dove si fa il visto.

COSA FARE:

Luang Namtha è un ottimo punto di partenza per i trekking nell’area nazionale protetta di Nam Ha: oltre a escursioni nella giungla che prevedono anche il pernottamento in homestay, ci sono visite ai villaggi tribali delle minoranze etniche, possibilità di fare rafting e kayak.

Cio’ che mi è piaciuto moltissimo è che le agenzie promuovono un turismo sostenibile incentrato alla salvaguardia della cultura locale e allo sviluppo senza nessun tipo di sfruttamento ai fini turistici. Parte degli incassi delle agenzie viene devoluto alle minoranze etniche a favore dell’istruzione. Grazie ad alcuni progetti soprattutto europei sono riusciti a portare la corrente elettrica e i sanitari in villaggi remoti e quasi irraggiungibili.

Tra le agenzie piu’ in linea con l’ecoturismo ci sono Green Discovery e Forest Retreat Laos. Noi abbiamo optato per Tiger Trail, un’agenzia che ha vari uffici in tutto il Paese e che organizza tour ed escursioni di vario genere. Ci siamo trovati bene perché il nostro tour si è svolto nel pieno rispetto delle popolazioni e cultura locale, le guide parlano un ottimo inglese (hanno anche guide che parlano francese) , sono preparate e simpatiche, con Eye è nata una bella amicizia che va oltre il rapporto guida-turista.